È cominciata la bella stagione. Il titolo di bella stagione (si sarà fatto qualche concorso? Boh!) è stato conquistato molti anni fa e attribuito chissà da chi, ma credo sia arrivata l’ora di cambiare registro. Eh sì, perché a Trinitapoli il bel tempo coincide immancabilmente con roghi e fumi tossici. Quotidianamente e più volte al giorno i trinitapolesi sono costretti a respirare le esalazioni venefiche prodotte dai roghi appiccati da soggetti che – senza paura di apparire scurrile o esagerato – si possono tecnicamente definire dei grandissimi pezzi di merda.
I miei lettori sanno che per me questo è un tema molto caldo, come l’estate, e cioè la brutta stagione. Ne ho parlato già l’anno scorso negli articoli Ariamara (26 maggio 2021) e Fumopoli (29 maggio 2021). Fra le altre cose scrivevo anche questo: «È mia convinzione che noi cittadini dobbiamo ritenerci i primi responsabili della tutela delle regole di civiltà primarie. Senza educazione, non ci sarà alcuna amministrazione in grado di invertire la rotta. Respireremo fumi tossici per anni se non facciamo sentire sui piromani il peso dell’indignazione di un’intera comunità.»
La penso ancora così. La politica e la pubblica amministrazione possono molto, ma i primi responsabili di questo sfacelo ambientale siamo noi cittadini. In quegli articoli auspicavo una rivoluzione culturale.
La scorsa notte è stata tragica. L’aria era irrespirabile a causa di uno o più roghi (i suddetti pezzi di merda hanno imparato ad appiccare i roghi di notte così da rendere più complicata la loro individuazione). Anche per scaricare la rabbia, ho pubblicato un post su Facebook.
Fa così: «Sono le 2,30 del mattino. Sono stato svegliato da una puzza insopportabile di bruciato. La casa ne è invasa.
Sono uscito sul terrazzo per respirare. Se l’aria fosse stata buona ci avrei portato pure i bambini, anziché tenerli in questa camera a gas. Ma non lo è. Tutto il paese è invaso dal tanfo nauseabondo e tossico. Non c’è scampo. Ho sigillato l’appartamento e lascio che i miei figli respirino quello che c’è in casa.
[…]
È sotto gli occhi di tutti. I rifiuti sono ammassati nelle periferie, i campi sono trebbiati e gli scarti agricoli di plastica formano montagnole indecenti per accogliere i turisti più coraggiosi. Prima o poi queste cose andranno a fuoco. Ci vuole tanto a ordinare ai proprietari di pulire e poi tornare a controllare che sia stato fatto? Ci vuole tanto a infliggere sanzioni severe? Ci vuole tanto a fare lo Stato?
No, ci vuole poco e niente. Eppure… incendi tutti i giorni.
Lo Stato non esiste, o è impotente, o è connivente.
Siamo una terra senza speranza, fatta di molte scartoffie, tanti proclami, sommersa di merda e corrosa dai tumori infantili. E abitata da feccia umana.
La feccia va trattata da feccia.»
Fra i commenti al post, ho trovato interessante uno in cui si dice che non ci si può limitare a scrivere su Facebook, perché è inutile, bisogna fare qualcosa e interessare le autorità. Mi ha colpito perché l’ho trovato ingiusto, iniquo nei confronti dei bravi cittadini. La denuncia su Facebook, infatti, non è una denuncia di serie B. Anzi, la storia ha dimostrato come Facebook sia una vetrina di serie A per le Autorità che davvero vogliono intervenire e prendere provvedimenti. Fino a pochi mesi fa, quando qualcuno denunciava qualcosa su Facebook gli si poteva rinfacciare: eh, ma se continui a usare Facebook non succede mai niente! Devi denunciare. Oggi, dopo che il comune è stato sciolto anche per le dichiarazioni di un Omissis su Facebook, questo non lo possiamo più dire.
Dice il Ministro dell’Interno Lamorgese: «Gli esiti ispettivi confermano che il cennato malavitoso ha effettivamente svolto una intensa campagna elettorale a favore di alcuni candidati, facendo pressioni sul corpo elettorale anche a mezzo dei principali canali social […].»
La relazione prefettizia di scioglimento del comune, impiega pagine e pagine in riferimento a Omissis (probabilmente il più noto ignoto della storia) descrivendo come avrebbe influenzato il voto dei trinitapolesi utilizzando delle video dirette su Facebook di stampo mafioso.
Come si vede, Facebook conta parecchio. Se si può essere malvagi su Facebook, si può essere pure bravi cittadini su Facebook. E se le dichiarazioni su Facebook sono buone per provvedimenti così gravi come lo scioglimento per mafia di un comune, devono essere altrettanto buone per andare a scovare e punire i responsabili di questo avvelenamento quotidiano grazie alle denunce online dei cittadini.
Per questo, il commento sotto il mio post mi è sembrato poco centrato. Perché l’indignazione via Facebook non sarebbe sufficiente a far attivare le autorità? È comunque una denuncia pubblica di reato, le autorità devono agire. Perché, per scovare i mafiosi, Facebook è uno strumento efficace e per trovare i piromani, invece, devo andare dall’avvocato, farmi mettere tutto su carta bollata, firmare, espormi alle ritorsioni dei piromani?
Dice, non basta scrivere su Facebook, bisogna fare qualcosa.
Eh, ma postare fotografie di incendi su Facebook è fare qualcosa!
Lo scorso 6 giugno è stata pubblicata l’ordinanza n. 2 della Commissione Straordinaria che guida il paese dopo lo scioglimento per mafia. È l’ordinanza con cui si stabiliscono regole severe riguardanti gli obblighi dei proprietari di terre potenzialmente esposte a rischio incendi. Siccome il comune è più avanti dei suoi cittadini, Facebook lo usa eccome. E vale! Nella comunicazione su Facebook dell’ordinanza la Commissione ORDINA (capito? Ordina, non «per piacere, se potete». Ordina, è un obbligo): «Chiunque avvisti un incendio che interessi o minacci aree boscate, cespugliate, arborate e a pascolo comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all’interno delle predette aree, ai sensi dell’Art. 1 del DPGR n. 177/2022, a darne immediata comunicazione alle competenti Autorità locali riferendo ogni utile elemento territoriale per la corretta localizzazione dell’evento.»
È inutile che fate gli gnorri! Solo perché non sapete che cosa significa antropizzate, non potete far finta di non aver capito. Se vedete un incendio avete l’obbligo di segnalare tutto alle autorità. E dovete dire come vi chiamate, dove state, dove sta l’incendio (anche se vedete solo il fumo), di chi è il terreno, eccetera eccetera.
A me l’ordinanza piace e l’ho postata su Facebook con un auspicio: «Speriamo», ho scritto. Ora, è arrivato il momento di mettere da parte le speranze e darsi da fare. I cittadini stanno facendo la loro parte: stamattina (21 giugno 2022) Facebook è inondata di fotografie, post, commenti e decine di elementi utili per l’individuazione dei roghi. Spetta ora alle autorità dare sfogo alle denunce, indagare e prendere provvedimenti. E comunicarli alla cittadinanza, affinché i bravi cittadini non abbiano la sensazione che le proprie denunce siano vane.
Spero che ciò accada. E spero che il commento sotto il mio post in cui si dice che Facebook è inutile, si dimostri infondato. Le autorità non hanno bisogno della carta bollata per agire, non li dobbiamo mettere in mora. Sarebbe davvero paradossale che Facebook fosse abbastanza attendibile da incastrare un Omissis, ma non fosse buono per catturare dei piromani pezzi di merda (scusate, ma la parolaccia la devo dire, mi viene spontaneo, non resisto).
A parte questo augurio di pronto ed efficace intervento delle autorità, avrei altro da dire sui piromani e sulle loro famiglie, ma la chiudo qui. Non voglio correre il rischio di antropizzarvi le scatole.